Ranocchia mette la testa a posto…

Ventunesimo minuto del primo tempo di Inter-Sampdoria: calcio di punizione per i blucerchiati, palla in mezzo all’area e pasticcio di Andrea Ranocchia (alla prima disattenzione di questa stagione), che regala un assist perfetto a Munari per il vantaggio doriano. Sembra l’ennesima partita cominciata male e destinata a finire peggio. Ma lo spirito dei nerazzurri quest’anno è cambiato: l’Inter non molla un centimetro, aggredisce l’avversario su ogni pallone dimostrandosi convinta della propria forza e delle proprie qualità.

Consapevolezza e fiducia, due elementi indispensabili per ogni squadra e, soprattutto, per ogni calciatore. Il simbolo perfetto di questa ritrovata sicurezza nerazzurra è sicuramente Andrea Ranocchia, autore dell’errore iniziale che ha regalato l’uno a zero agli uomini di Ferrara ma subito pronto a rialzarsi, rimettendosi in carreggiata e non sbagliando più nulla.

Il centrale umbro ha regalato alla platea del “Meazza” un’altra bella prestazione, annullando il suo diretto avversario, il brasiliano Eder che, non a caso, ha trovato la via della rete solo dopo l’uscita del numero 23 nerazzurro dal campo. Il duello non era dei più semplici per l’ex difensore di Bari e Genoa che aveva di fronte un cliente scomodo da affrontare, considerando soprattutto come si era messa la partita, con la Samp chiusa nella propria metà campo e pronta a sfruttare le ripartenze, e le caratteristiche dell’avversario, decisamente più veloce rispetto al difensore italiano.

Ma il Ranocchia di quest’anno è l’evoluzione del giocatore che aveva stupito tutti con la maglia del Bari, lontanissimo parente del difensore della scorsa stagione, cui bastava un solo errore per condizionare il resto della partita. Esemplare in questo caso il match casalingo con il Bologna, terminato 0-3, dove Di Vaio e Acquafresca sfruttarono al meglio le indecisioni di Andrea e di un’Inter allo sbando.

E’ un Ranocchia rinato, dunque, grazie al lavoro di mister Stramaccioni, abile nel farlo inserire nei suoi schemi e, soprattutto, nel restituirgli quella fiducia che un giovane talento del suo calibro meriterebbe a prescindere. L’ennesima testimonianza che la testa, anche nel mondo del calcio, conta più di tutto…

Impostazioni privacy