Paolillo a ruota libera: “Stramaccioni è di una bravura incredibile. Io via dall’Inter perchè…”

Dal 2006, Ernesto Polillo è stato amministratore delegato e direttore generale fino a quando, nello scorso maggio, ha deciso di lasciare l’incarico conferitogli da Massimo Moratti. Adesso, l’ex presidente dello Spezia Calcio, è docente di economia dello sport e, ai microfoni di SportItalia, ha parlato di molti argomenti. Non si poteva che partire dal Fair Play Finanziario.

Noi italiani possiamo capire facilmente ciò che accade nel mondo del calcio perché è uguale a ciò che avviene allo Stato. I costi sono elevati, e quindi non c’è più la possibilità di copertura. Quando è scoppiato questo caso in seno alla UEFA, cioé nel 2008, i debiti delle squadre che partecipavano alle coppe europee ammontavano a 10 miliardi di euro. Oggi, questo totale è salito a 20 miliardi”.

Ecco dove sta la forza di alcuni club esteri: “Il Fair Play Finanziario prevede che ogni squadra possa spendere per i propri tesserati i soldi che incassa. E non c’è dubbio che Real Madrid e Barcellona siano maestri in questo. Ma in particolare, c’è anche la questione dei diritti televisivi venduti in proprio dalle società, a differenza dell’Italia dove è tutto centralizzato. Dieci squadre in Spagna però sono controllate, quindi questa bolla può scoppiare“.

E il Paris Saint-Germain? “Il PSG è avvantaggiato dal fatto che il prossimo sarà il primo bilancio preso in esame dall’Uefa, non essendo in Europa negli ultimi anni. E poi c’è uno sceicco che con lo sponsor della propria società può versare quei 100, 150 milioni che vengono giustificati così. Questa è chiaramente una distorsione, ma si sta lavorando per mettere tutti nello stesso piano altrimenti non avrebbe senso“.

Si passa quindi a Inter e Milan: “Le milanesi partono decisamente penalizzate, perché non hanno i diritti televisivi che premiano. Rispetto ai ricavi di anni fa, questi sono diminuiti di circa un terzo. E in Italia, non esiste un merchandising che consenta di aumentare i ricavi in maniera vistosa, come accade in Inghilterra o Spagna. I grandi campioni vengono quindi ceduti perché non hanno costi sostenibili. L’Inter sarebbe fuori, come anche Milan e Juventus. Dai main sponsor non si superano i 16 milioni per un top club“.

Si parla di un Paolillo presidente della Lega: “Sì, ma solo a determinate condizioni. La Lega dev’essere un’industria che crei ricavi per le società di calcio sul modello Premier League. E poi la situazione del merchandising va migliorata. Su tutto, poi, il taglio dei costi“.

Perché Paolillo ha lasciato l’Inter? “I rapporti tra me e Moratti sono fantastici. Sette anni di calcio, fatti come da me da amministratore delegato e direttore generale con settore giovanile seguito in prima persona, e lo farò ancora fino al 31 ottobre come promesso, sono sette anni che logorano. Voglio uscire dalla logica dei club, perché sono interessato a tematiche come quelle dell’Eca, dell’Uefa e eventualmente della Lega. Questioni di interessi personali, diciamo“.

Stramaccioni? “Ho assolutamente benedetto questa scelta di Moratti. Il presidente dopo la partita di Londra mi ha detto: ‘Guarda, che ora te lo porto via…’. E ha assolutamente fatto bene. Anche perché Stramaccioni aveva fatto talmente bene che Bernazzani poi ha vinto lo scudetto. Stramaccioni è di una bravura incredibile, è un grande lavoratore e sa preparare benissimo ogni partita. Come lui ce ne sono veramente pochi“.

Paolillo si sofferma poi sulla rivoluzionaria estate nerazzurra: “Ci sono dei cicli, è una cosa normale. Mi auguro che si arrivi a un cambiamento in più, vuol dire riuscire a vedere molti più ragazzi della Primavera in prima squadra. Se Longo è all’Espanyol, Livaja è in campo a San Siro. E non vedo l’ora di vedere Duncan. Molti giovani dell’Inter, che ne ha 48 in giro tra Serie A e B, possono essere sfruttati meglio in nerazzurro“.

L’ex a.d. nerazzurro, discute poi del caso Destro: “L’anno in cui è stata fatta l’operazione Destro, fosse stato messo in prima squadra, avrebbe avuto davanti Eto’o, Milito, Pandev. Dubito avrebbe trovato spazio. Il controllo del cartellino è un problema del calcio italiano in generale, si crede poco nei giovani e si usano come merce di scambio. Lo stipendio di Livaja fa capire da solo come i giovani siano il futuro“.

Per finire, chiusura dedicata a Balotelli e alla Primavera: “Ricordo che quella Primavera aveva Bonucci, Donati, Santon, Krhin, Bolzoni. Ma soprattutto, in attacco c’erano Biabiany, Destro e Balotelli. Mi piange l’anima quando li vedo dispersi altrove. Tutti gli episodi avevano portato Balotelli a staccarsi dai tifosi, quelle cose pesano. Ma resto affezionato a Mario come pochi, quando succedono queste cose ti chiedi se tutto fosse stato gestito diversamente, come sarebbero andate le cose stesse. E ci tengo a sottolineare che ora a La Spezia c’è un altro pupillo, il giovane a cui tengo di più: Lorenzo Crisetig“.

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