Andamento lento…

Il problema è la difesa. La diagnosi concorde di tutti gli specialisti nelle due settimane di avvicinamento alla gara con la Fiorentina è stata questa. Basta non subire gol e i conti tornano: questa la logica soluzione trovata dopo una rapida anamnesi. Ma lo zero è a zero è la complicazione che non ti aspetti. Quella che ti fa capire che non c’è cura alla sindrome da coperta corta.

La difesa fa meno danni del solito ma il passaggio dalla fiera del liscio a un estenuante lento non solletica comunque la fantasia degli spettatori. La partita si trascina fiaccamente senza episodi degni di nota, in una stanca indifferenza in cui tra uno sbadiglio e l’altro almeno Julio Cesar si diverte parando un rigore. A balzare agli onori della cronaca è tutto ciò che manca, piuttosto che il nulla che si vede in campo.

Manca senso tattico a una squadra che in questa stagione non ne ha avuto fin dal principio. Il 4-2-3-1 che avrebbe dovuto valorizzare Forlan e Zarate non solo conferma l’inadeguatezza dei due a questi livelli, ma accentua i limiti di Cambiasso, incapace di coprire il campo come un tempo, Alvarez, predicatore con poche idee nel deserto, e Milito, lasciato solo in balia di ragazzini che corrono il doppio di lui. Manca la gioventù, rappresentata ancora una volta in maniera egregia dal solo Poli. In tribuna Obi, penalizzato dal modulo fallimentare poco adatto a lui dopo l’ottima prestazione col Siena, in panchina Ranocchia, relegato ai margini da ultratrentenni che non possono e non devono far parte del futuro di una società che mira alla ricostruzione.

Ma soprattutto manca l’entusiasmo e lo spettacolo che l’Inter, anche negli anni peggiori, ha saputo regalare. Manca nei giocatori la voglia, la determinazione e il coraggio che i colori nerazzurra hanno sempre trasmesso. Come se non meritassero di indossare quella maglia.

Anzi no, ritiriamo. Non si sa mai a cosa si va incontro con i tempi che corrono…

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