Il destino dell’Inter si decide in trasferta

“La palla è rotonda”, “Nell’arco di un campionato bisogna incontrare ogni avversario”, “Le grandi squadre affrontano le gare interne ed esterne con la stessa mentalità”. Mettendo da parte per qualche minuto le intramontabili verità pallonare e sfogliando il calendario del girone di ritorno, non possono non balzare all’occhio i due livelli di difficoltà tra i match che i nerazzurri affronteranno al “Meazza” e quelli che disputeranno lontano dal Duomo.

Roma, Napoli, Juventus, Udinese, Fiorentina, Lazio: un menù ricco di top team e di borghesia calcistica italiana quello delle trasferte interiste, inframmezzato di tanto in tanto da mine vaganti – Lecce, Chievo, Cagliari, Parma – più facilmente disinnescabili.

Tra le mura amiche, al contrario, i ragazzi di Claudio Ranieri riceveranno rose meno blasonate e, a esclusione del Cesena (in campo il 29 aprile), non ancora animate dal sacro furore di una volata salvezza prevedibile per le ultime quattro o cinque gare. L’unica big da affrontare a San Siro sarà il Milan, in un derby che si preannuncia fondamentale per i diversi verdetti che, presumibilmente, saranno ancora da scrivere.

Accarezzando il sogno scudetto (cosa che, a differenza di quanto sostengono alcuni commentatori, non costa assolutamente nulla) e andando a ripescare la quota tricolore degli ultimi anni per laurearsi Campioni d’Italia, è facile notare come sia necessario per il Biscione incamerare, come minimo, 45 punti nella seconda frazione di torneo. Un bagaglio di punti che, in gran parte, potrebbe essere accumulato con relativa semplicità proprio in otto dei nove incontri in programma alla “Scala del Calcio”.

Il calendario, almeno sulla carta, più agevole tra le prime della classe dovrebbero averlo i cugini rossoneri, chiamati solo a due trasferte particolarmente impegnative: la prima tra otto giorni a Roma contro i biancocelesti di Edy Reja, la seconda nel weekend dell’11 e 12 febbraio al Friuli. Anche il derby si disputerà formalmente in trasferta ma, in quel caso, il fattore campo, vista la vicinanza del traguardo, potrebbe contare ancora meno del consueto. O forse, incrociando le dita, di più?

 

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