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Dall’esaltazione all’apatia nel giro di una settimana: è questa la sensazione che lascia la sbiadita vittoria di ieri sera. Non vogliamo essere ingordi in tempi di magra: i 3 punti conquistati contro una squadra da top five del nostro campionato valgono oro, a maggior ragione in una giornata in cui stravincono le principali concorrenti per l’obiettivo Champions e la speranza (o illusione che sia) scudetto. Ma…

Per la prima volta in quest’anno (inteso come 2012) c’è qualche ma. La sensazione, neanche troppo velata, è che il derby trionfale di domenica scorsa abbia portato con sè scorie, depositatesi ieri sera a San Siro. Le energie fisiche, e ancor più mentali, spese per sconfiggere i rossoneri hanno fatto dell’Inter anti-Lazio una squadra lenta, stanca e svogliata. I big hanno “speso il gettone” la settimana scorsa, conservando il peggio per la gara contro i biancocelesti: su tutti Lucio, leone contro Ibra, agnellino e vagamente “abateggiante” (permetteteci il termine) contro il veterano Rocchi.

Anche Milito è meno brillante rispetto alle ultime uscite, ma nell’ultimo anno ha fatto una tale scorta di gettoni da poterne spendere ora almeno uno a partita. L’Inter di ieri sera aveva ben pochi “credits” da giocare, per rifarci ai videogames degli anni ’90. La velocità della manovra, già tipicamente bassa, ha raggiunto i minimi storici con la coppia Cambiasso-Zanetti a “impostare”. La sostituzione di Thiago Motta con Chivu e i conseguenti spostamenti ha generato poca convinzione. Mancava qualcuno nel mezzo che potesse facilmente far ripartire la manovra e l’avanzamento di Nagatomo è stato più d’ostacolo per le sgroppate di Maicon che di giovamento per le ripartenze nerazzurre.

La fascia sinistra, orfana del giapponese era un binario a lenta percorrenza con un impalpabile Chivu e un Alvarez decisamente non in giornata (nonostante l’assist). Solo a fine primo tempo mister Ranieri è riuscito a rimediare ai suoi errori inserendo i due gettoni vincenti: Obi, poco utilizzato di recente, ha donato alla causa l’entusiasmo e il dinamismo che mancavano, mentre la sola presenza in campo di Sneijder ha provocato nei dieci compagni in campo un innalzamento del quoziente intellettivo con decorrenza istantanea. La zampata di Pazzini non vale l’invidiabile titolo di campioni d’inverno, ma regala un quarto posto dal sapore agrodolce, dettato dall’orgoglio per l’inaspettata rimonta e dal contemporaneo rammarico per la partenza a handicap.

L a partita è ancora lunga, ma per molti nerazzurri potrebbe essere l’ultima. Confidiamo che pluricampioni di questo giochino sappiano cosa fare dell’ultimo “coin”.

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