Segnali di ripresa

 

La scelta di Ranieri di bandire l’espressione ‘partita della svolta’ dal vocabolario nerazzurro (edizione 2011-12) è stata tanto saggia quanto inevitabile. In troppe occasioni ci siamo illusi pensando che fosse la volta buona per lasciarci definitivamente alle spalle i problemi. Ogni risultato positivo era accompagnato dalla speranza di un futuro migliore, ma spesso non c’era nemmeno il tempo di intravedere la luce che subito venivamo ricacciati in fondo al tunnel. Per questo motivo abbiamo cercato più volte di raffreddare gli entusiasmi, con l’unico obiettivo di non rimanere ‘scottati’ da pensieri oltremodo ottimistici.

Seguendo lo stesso ragionamento non possiamo biasimare chi sostiene che le vittorie contro Fiorentina e Genoa (prive dei loro uomini simbolo) non siano test sufficienti a certificare la completa guarigione della squadra. E’ indubbio che l’Inter sia ancora nel pieno della convalescenza ma le ultime prestazioni hanno lasciato intravedere i primi veri segnali di ripresa, affievolendo il pessimismo cosmico che ha caratterizzato questo inizio di stagione.

Ranieri sembra aver trovato finalmente la quadratura del cerchio grazie a un 4-4-2 poco spettacolare ma efficace. La squadra, supportata da una condizione fisica in crescita, sta ritrovando quella compattezza che contraddistingue i club di vertice: nelle ultime 5 gare di campionato l’Inter ha subito solo 2 reti, contro le 16 che hanno caratterizzato i primi 9 match. Numeri che hanno permesso ai nerazzurri di scalare la classifica, nonostante la scarsa vena realizzativa degli attaccanti.

In quest’ottica saranno fondamentali i completi recuperi di Maicon e Forlan, giocatori in grado di aumentare, con il loro tasso tecnico, la pericolosità offensiva della squadra. Potremmo dire lo stesso di Sneijder ma, prima di sbilanciarci, vogliamo verificare con i nostri occhi la volontà del folletto olandese di dannarsi ancora l’anima per i colori nerazzurri. Intanto ci godiamo il ritrovato spirito battagliero di un’Inter “operaia”, che ci permette di guardare la classifica con un po’ più di ottimismo.

 

Alessandro Suardelli

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