Il silenzio dei nemici

 

“Non ci credo. Non ho voglia di fare battute”. Ecco finalmente il silenzio dei nemici, così simile a quel “mi hanno ucciso l’anima” di oltre 5 anni fa. In mezzo 62 tappe in aula e tanto rumore inutile, fastidioso, nel disperato tentativo di mistificare la realtà e riabilitare, almeno mediaticamente, un personaggio che ha avvelenato il mondo del calcio italiano.

Le metastasi hanno colpito le politiche editoriali, schiacciate dalle esigenze di mercato (di fronte alle quali l’oggettività dell’informazione è passata in secondo piano) e ‘costrette’ a sposare la linea del “così facevan tutti”. Una favola costruita su intercettazioni buone solo per manovrare l’opinione pubblica e su trascrizioni (rivelatesi poi errate) che avrebbero dovuto riportare a galla la ‘verità’. Milioni di negazionisti hanno portato avanti la loro crociata, passando le giornate a sbobinare udienze e telefonate, nella convinzione che la realtà parallela nella quale continuavano a nascondersi non fosse soltanto pura immaginazione.

Ma il circo mediatico non guida le inchieste e la strategia difensiva del “tutti colpevoli, nessun colpevole” è inevitabilmente naufragata nel mare delle tesi accusatorie. Il tentativo puerile di dimostrare la propria innocenza cercando di evidenziare un malcostume generale è miseramente fallito di fronte all’evidenza dei fatti: associazione a delinquere finalizzata alla frode sportiva. Senza trascurare l’arringa finale dell’accusa, con il pm Capuano che ha dichiarato penalmente irrilevanti le nuove intercettazioni presentate dalla difesa (quelle che, per intenderci, avrebbero dovuto sovvertire l’esito del processo).

Chi pensava di avere il verdetto in tasca ed era pronto a festeggiare l’assoluzione ha dovuto rivedere i propri piani: nessuna inversione di ruoli tra carnefici e vittime, sentenza in linea con quanto emerso 5 anni fa nei tribunali sportivi. E’ vero, siamo solo al primo grado di giudizio e c’è già chi si sta adoperando per rimettere in moto la macchina mistificatrice (basti pensare alle dichiarazioni di estraneità ai fatti della Juventus, come se la società potesse davvero essere all’oscuro del modus operandi non di un magazziniere qualsiasi, ma del suo direttore generale). La battaglia non è finita e presto dovremo fare i conti con nuove polemiche, ma dopo anni di convivenza forzata con il rumore dei nemici, lasciateci godere di questi pochi minuti di silenzio assordante.

 

Alessandro Suardelli

 

 

 

Impostazioni privacy